VIETNAM DMZ
TESTIMONIANZE
Nei grandi viaggi si raccontano grandi gesta con i quali sono intrepidi personaggi tracciarono linee sulla terra con i loro nomi come pere e memoria senza che si faccia menzione che quelle linee in realtà separavano i popoli che, pur senza viaggiare, determinano gli stati che li rappresentano.
Capita invece di sentirsi completati nel seguire un’aspirazione di vita per la mera passione di viaggiare e di incontrare quelle popolazioni per cercare capire, voler capire chi sono gli altri, che cosa è la quotidianità che ci accomuna e per quel moto perpetuo cercare di spiegare quell’immenso mistero dei perché a cui ci si aspetta un perché ma che per motivazioni oscure il più delle volte rimanere inevasi.
Capita anche, da viaggiatori, che guidando per strada effettuare una sosta per necessità e proprio per quei mostri irrisolti dei perché uno venga esaurito con un incontro Incredibilmente inspiegabile.
Mr Chiem, Dongh Phuong, Vietnam, un omino di 81 anni, che incuriosito dalle differenze per sembianze fisiche, iniziare chiacchierare sostenuto dall’ausilio del figlio che parla inglese, ne esce una storia che sa di racconti cinematografici girati nelle terre di fantasia, emergere dalle storie di Narnia…….ebbene Mr Chiem è un veterano sopravvissuto ai bombardamenti americani, dal 1967/1969, esattamente nei cuniculi di DMZ.
Scorrono immediatamente, per soddisfare la curiosità dei perché, le domande di rito con le quali rispettosamente chiedersi “ma come è stato vivere sotto terra”, “come ha fatto gestire la propria esistenza tra lo scorrere delle giornate e lo stato di allerta 24 ore al giorno con bombe che cadevano come chicchi di grandine sulla testa”
Due elementi emergono in modo inedito e/o superficialmente considerato dai racconti degli inviati speciali di allora, “come era con il cibo e l’acqua”, Mr Chiem lo spiega con due parole, tre è superfluo, “non si poteva cucinare per non dover farsi scoprire, si mangiava tutto essiccato” e “si beveva l’acqua che filtrava dal terreno per la creazione dei cunicoli”
Altro elemento che mi ha turbato è ciò che mi rispose sul mio incalzare, “come e da chi era composto il corpo militare attestato nei tunnel” risposta “tutti, soprattutto volontari”
Una pausa di gelo percuotermi la pelle sforzandomi di non voler immaginare, con ciò che oggi aleggia sinistro nell’aria anche in Europa, che “un giorno prima o poi, gli altri siamo noi”
