Un talento nato per guidare la moto. Valentino Rossi è stato qualcosa di più di un grande campione delle due ruote. Ecco la storia del Dottore.
“Valentino è il Michael Jordan della MotoGP”, una dichiarazione sibillina difficile da confutare. Fa specie che sia uscita dalla bocca di Jorge Lorenzo, uno dei suoi rivali più forti, ma Valentino Rossi è stato veramente qualcosa di speciale.
9 titoli mondiali, 115 vittorie, 235 podi e 65 pole position in 26 stagioni di attività, basterebbero questi numeri per parlare della leggenda costruita da Valentino Rossi nel mondo delle due ruote, ma l’impatto e la mediaticità che ha avuto il “Dottore” sull’universo del motociclismo è nettamente più elevato.
Vincitore in 125 e 250, Rossi ha conquistato l’ultimo titolo della 500 prima del passaggio alle MotoGP. E gli inizi nella nuova classe regina sono sensazionali: la Honda è la moto migliore e lui il pilota più forte, ma Valentino dimostra di essere un fuoriclasse assoluto quando passa alla Yamaha e al primo tentativo vince il Mondiale.
Il passaggio alla Ducati è l’unica nota dolente della sua carriera, ma dopo due stagioni arriva il ritorno in Yamaha. Le ultime annate sono state più complicate, ma l’amore dei fan nei suoi confronti non è mai scemato fino al ritiro. Anzi…
Il figlio d’arte con il cognome più comune d’Italia è stato in grado di crescere anno dopo anno diventando un punto di riferimento per tutte le generazioni future, non solo come modello da cui prendere esempio ma anche come mentore con la sua VR46 Academy che ha fatto crescere piloti come Pecco Bagnaia ed Enea Bastianini.
Il suo presente è nelle quattro ruote, perché la competizione è nelle sue vene e far a meno non è possibile. Anche per la MotoGP non sarà mai semplice fare a meno del Dottore Valentino Rossi.
Stefano Villa – reporter cooperator
Ritratti Sportivi di Stefano Villa: VALENTINO ROSSI, IL MICHAEL JORDAN DELLA MOTOGP
