
La missione di Gesù inizia nella periferia, nella terra di Galilea, realtà etnicamente differenziata,
derivante da varie mescolanze di razze, a causa della eterogeneità delle popolazioni presenti veniva
indicata con l’appellativo di Galilea delle genti o anche territorio dei gentili, ossia dei pagani. Il profeta Isaia scrive come in futuro renderà gloriosa questa terra, e ancora :“Il popolo che camminava nelle
tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse.”
Proprio la presenza di una popolazione eterogenea, con una quantità elevata di pagani, indusse Gesù a scegliere la Galilea quale territorio primario della sua evangelizzazione.
Gesù trascorse i primi trent’ anni a Nazaret, in seguito inizia la sua missione nell’annunciare il Regno di Dio attraversando tutta la Galilea, ed è proprio qui che Gesù chiama i suoi discepoli.
Gesù è in cammino annuncia il Vangelo del Regno, “la buona notizia” invitando alla conversione, “Convertitevi perché il Regno dei cieli è vicino”, non indica un regno terreno delimitato secondo categorie spazio temporali, ma il suo è l’annuncio della signoria di Dio nel mondo, nella storia dell’uomo, Dio regna nel mondo mediante il suo Figlio fatto uomo e con la forza dello Spirito Santo, Gesù rivela il Volto di Dio, si avvicina all’uomo guarendolo nel, suo intimo: “Guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo”.
Il Regno di Dio è la vita che vince la morte, la verità che disperde le tenebre dell’errore.
Gesù vede Pietro e Andrea intenti nel loro lavoro, stavano gettando le reti, Giacomo e Giovanni un po’ più in là, stanno riparando le loro reti, li vediamo ripiegati e in silenzio: le reti si sono spezzate.
Gesù raggiunge questi uomini, ha visto in profondità il loro cuore, la loro anima, e li chiama invitandoli a seguirlo, a gettare nel mondo le reti del suo amore, ed essi accolgono l’invito, si sottolinea come “subito”lasciano le loro reti per seguirlo.
Nella nostra vita Gesù comincia dalle reti nelle quali siamo rimasti intrappolati, inizia dal mare che nella tradizione ebraica rappresenta l’ignoto, il mare è la tenebra, la paura di perdersi, di non avere punti di riferimento, Gesù viene verso di noi, ci raggiunge proprio dove siamo bloccati, ci raggiunge nella Galilea della nostra vita, nelle nostre periferie esistenziali, nella nostra terra di confine dove combattiamo con le nostre paure, i nostri desideri più profondi, con le nostre tentazioni, i nostri immobilismi ed egoismi, Gesù raggiunge le terre discutibili della nostra vita, nelle regioni meno nobili dove forse si sperimenta la nostra umanità il nostro bisogno di Dio.
Gesù ci invita a prendere il largo,ad alzare la testa dal nostro essere chini su noi stessi cercando di aggiustare da soli le reti della nostra vita.
Oggi ricorre la Domenica della Parola, Il Signore ci chiama attraverso la sua Parola di Verità, lì attingiamo
la forza del nostro cammino, del nostro essere cristiani.
“La frequentazione costante della Sacra Scrittura e la celebrazione dell’Eucaristia rendono possibile il riconoscimento fra persone che si appartengono. Come cristiani siamo un solo popolo che cammina nella storia, forte della presenza del Signore in mezzo a noi che ci parla e ci nutre. Il giorno dedicato alla Bibbia vuole essere non “una volta all’anno”, ma una volta per tutto l’anno, perché abbiamo urgente necessità di diventare familiari e intimi della Sacra Scrittura e del Risorto, che non cessa di spezzare la Parola e il Pane nella comunità dei credenti.
Per questo abbiamo bisogno di entrare in confidenza costante con la Sacra Scrittura, altrimenti il cuore resta freddo e gli occhi rimangono chiusi, colpiti come siamo da innumerevoli forme di cecità.” ( Papa Francesco, “Aperuit illis”).