La filosofia di Giordano Bruno
L’intera filosofia di Giordano Bruno si basa sull’amore per la conoscenza della natura, che per il filosofo altri non è che Dio stesso. Per lui il Dio della Chiesa è al contempo mens super omnia, mente al di sopra di tutto, e mens insita omnibus, mente insita in tutto. Nel primo caso Dio è lontano dalla concezione umana e può essere solo oggetto di fede e venerazione, ma nel secondo caso è anche tutto ciò che ci circonda. Ne consegue che la filosofia bruniana considera l’umanità, il cosmo e l’universo tanti piccoli tasselli collegati gli uni agli altri, che, se messi insieme, formano la totalità di Dio.
Ma se Dio è infinito e potente, come può aver creato qualcosa di finito? Ed è qui che Bruno si discosta dalle percezioni aristoteliche e afferma qualcosa di rivoluzionario.
“Non esiste solo la Terra, non esiste solo un sole; le stelle che vediamo in cielo non sono le uniche stelle del firmamento. Esistono mondi infiniti, altri soli, altre stelle”
Concetti che oggi paiono scontati, ma che all’epoca erano tutt’altro: Eresie.
Ma tornando al dualismo di Dio. Se la sua parte super omnia è al di sopra dell’essere umano, quella insita omnia può essere studiata e contemplata con un eroico furore che innalza lo studioso a ricercatore dell’infinito. E così l’uomo in cerca di conoscenza sulla componente materiale di Dio finisce per essere egli stesso un emulatore di Dio. In poche parole, il desiderio di conoscere la natura è ciò che spinge l’essere umano ad avvicinarsi alla condizione divina attraverso la ragione.
Alla luce di questa breve spiegazione dei tratti salienti della sua filosofia, è facile immaginare perché il 17 febbraio del 1600 Giordano Bruno si trovasse sul rogo.
Giordano Bruno con gli occhi del lettore Miguel Rodriguez
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