IL BOOMER ROBERTO PARESCHI & IL PARTITO DEL NON VOTO.

Queste poche righe sono in qualche modo il prolungamento di quanto ho scritto a proposito della intervista concessa al “ Correrie” da parte del cantante Ultimo.
Le elezione europee si sono ormai concluse e abbiamo visto che oltre il 50% degli italiani non ha votato.
Tutti gli organi di informazione sono concordi nell’affermare che la maggior parte di questo 50% è composto da giovani.
Non solo.
Sempre i soliti esperti affermano che il successo in Germania del partito filonazista è dovuto al fatto che molti dei giovani che di solito non votano questa volta hanno scelto di votare per questo “sedicente” partito
Io, come al solito, non so darmi pace da quanto accade.
Ma soprattutto non riesco a spiegarmi come si possa fare ragionamenti come quelli che ho letto nell’intervista di Ultimo, replicato all’infinito – colpevolmente –  su migliaia di giovani.
Alcune perle:
“Non voto perché non ho fiducia”
“Non voto perché tanto non cambia mai nulla”
“Non mi sento rappresentato”
“Non mi interesso di politica”
Mi chiedo:  è così difficile capire che se non partecipo  a un evento lascio che siano gli altri a fare quello che vogliono ?
E’ così impossibile capire che se rifiuto il voto di fatto mi metto nelle mani di chi vorrebbe abolire il voto e insulto soprattutto il sacrificio chi mi ha permesso di votare ?
E’ così terribile capire che magari il partito “ ideale” non esiste ma che forse esiste un partito che tenta di portare avanti delle idee che sono simili o abbastanza simili alle mie ?
Ma poi, a ben pensare, quanto accaduto in Germania offre una diversa chiave di lettura del non voto.
Il non voto è incapacità di capire. E’ ignoranza. E’ individualismo folle. Quando poi chi solitamente non vota finisce per farlo, chi potrebbe votare se non un folle che è antisemita, anti immigrazione, anti vaccino, omofobo e negazionista?
E questo purtroppo è, a quanto pare, quello che è accaduto in Germania.  
Poi ovviamente il non voto è anche il frutto della società malata in cui ci troviamo a vivere. E questo apre una serie infinite di riflessioni e  di mea culpa.
Ma questo sarà oggetto di successive riflessioni.

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